l'arbitriu

GRAMMATICA MORFOLOGIA  E  SINTASSI.
FONETICA DEL DIALETTO SICILIANO.
(Cenni)

La desinenza, Pronuncia e Mutamenti, Prefissi, Articoli (determinativi, indeterminativi, partitivi), Genere (maschile e femminile) e Numero (singolare e plurale).
Pronomi (personali; personali di riguardo, di ossequio o di rispetto, di complemento, possessivi, possessivi di complemento). Pronomi-aggettivi dimostrativi. Gli aggettivi qualificativi, il grado comparativo, il superlativo relativo, il superlativo assoluto.
Le congiunzioni (semplici, composte). Le congiunzioni coordinative (copulative, avversative, disgiuntive, correlative, conclusive, aggiuntive, dichiarative - o esplicative o dimostrative -). Le congiunzioni subordinative (finale consecutiva causale relativa temporale dichiarativa condizionale concessiva).
Gli avverbi (di negazione, affermativi, di tempo, di luogo, di quantità). Gli avverbi modali aggettivali). Le preposizioni. I verbi. Particolarità Sintattiche (il condizionale, il passato prossimo, il passato remoto, il complemento oggetto).

Il dizionario contiene termini:

  1. non italiani perché derivati da altre lingue oppure tipicamente onomatopeici. Es. (per brevità si riportano solo esemplificazioni di matrice latina, che, come cennato, è la base del siciliano):
    ammuttàri. Spingere, in tutti i sensi. Lat. motare, muovere > ad-motare, spingere.
    arriddùciri. Definire, portare a compimento, risolvere. Lat. ad-re-dùcere.
    arriminàri-riminàri. Mescolare, rimescolare, smuovere. Lat. ad-re-minare.
    abbaffàrisi. Sdraiarsi pesantemente, stravaccarsi. voce onomat., dal rumore prodotto da un corpo che si abbatte pesantemente su una superficie piana.
    scrafazzàri. Stritolare, esercitare una violenta pressione fino a sbriciolare o ridurre qualcosa in poltiglia o in rottame. Voce onomatopeica che descrive, in seno alla stessa morfologia, la propria origine….
  2. inesistenti in italiano, anche se derivati da un sostantivo o da un verbo in comune, con un senso, materiale o figurato-allegorico-metaforico o esteso, non esistente in italiano. Es.:
    allampàri. Rinsecchire; fig.-alleg., morire di colpo; lampiàri, lampeggiare; fig., menare le mani all'improvviso, velocemente. Der. da lampo.
    attimpàri. Abbandonare, piantare in asso. Der. da tempo.
    attintàri. Ascoltare, stare attenti a cosa si sta dicendo; Trasf. in vrb. di "attento".
  3. che in in siciliano si formano con un pref. e/o suff., mentre in italiano si sono formati con un pref. e/o suff. diverso. Es.:
    ammussàrisi. (ad- > am-). Immusonirsi (in-). Der. da mùssu, muso.
    annirvàri. (an-). Innervosire (in-). Der. da nervo.
    arrivulàri. (ad- + re-). Svolazzare (s-) Der. da volare.
  4. inesistenti in italiano; originati rispettivamente, in siciliano ed in italiano, da due termini diversi. Es.
    aggrancicàrisi. (granciu > granchio). Arrampicarsi. (rampa)
    annurvàri-annurbàri. (òrbu-òrvu > orbo) Accecare. (cieco).
    pappariàrisi. (pappa). Imbrodarsi (brodo).
  5. uguali o simili ad un sostantivo od a un verbo italiano, che hanno un significato, del tutto o in parte, diverso rispetto al-ai termine-i da cui derivano. Es.
    affruntàri-si: it. affrontarsi, sic. essere timidi, provare vergogna.
    ammàttiri: it. ammattire, sic. capitare, avvenire a caso.
    sciamàri. It. sciamare, sic. pettegolare, criticare, biasimare.
  6. derivati dall'italiano con il medesimo sign. ma foneticamente poco comprensibili. Es. mmracàri, imbragare; mmrattàri, imbrattare; mmrògghiu-mmrugghiàri, imbroglio, imbrogliare; 'mmitàri. 1. Avvitare. 2. Invitare.

L'evoluzione del dialetto, il percorso di formazione del linguaggio, verosimilmente inconsapevole, mostrano come il siciliano, pur attingendo alla stessa radice dell'italiano od all'italiano stesso, abbia seguito una propria parallela ma autonoma morfologia, con significati generalmente affini ma talvolta anche del tutto diversi.
Da rimarcare come, inoltre, dalla genesi di taluni termini, traspare l'atavica ironia, l'arguzia, la fervida fantasia, che improntano il carattere del popolo siciliano, trasfondendosi anche nel linguaggio. Es.:
asciunèddru. Storno, stornello. Uccello della famiglia degli sturnidi. Der. da "ascia" per il becco piatto, diritto, largo alla base e molto aguzzo in punta.
arrinazàtu. Superbo, persona che si è fatta una posizione e assume atteggiamenti di superiorità. Traducibile "più che rialzato", con il senso di "elevatosi eccessivamente...". Composto dal doppio prefisso ad > ar (intensivo) + re > ri (reiterativo) + azàtu (participio passato di azàri, alzare, che però si dice isàri).
attimpàri. Abbandonare, piantare in asso, venir meno ad un appuntamento; con il senso insito di "lasciare in balìa del tempo".